Era il 1972 quando Eddie e suo fratello maggiore, Alex, decisero di formare una band che assieme a David Lee Roth e Michael Anthony presto sarebbe diventata un’icona generazionale statunitense di quegli anni e successivamente dell’intera storia del rock.

L’impatto della loro musica rese Eddie stesso un’icona, che va al di là dei paesi e dei generi musicali, un’icona trasversale che con il suo innato talento rivoluzionò per sempre il modo di suonare la chitarra.

Oggi, stroncato da un cancro alla gola, Eddie ci ha lasciato all’età di 65 anni.

La sua storia e quella della sua famiglia non è stata affatto tutta rose e fiori: di origini olandesi, come suggerisce proprio il suo cognome, Eddie nacque nel 1955 ad Amsterdam da padre olandese, anch’egli musicista, e madre indonesiana, all’epoca “India orientale olandese”. Come ribadì David Lee Roth, storico membro della band, nei confronti degli indonesiani nell’Olanda di allora si nutrivano sentimenti razzisti al pari del Tennessee segregazionista del 1958. La madre dei ragazzi veniva perciò aggredita spesso in vari modi, ricevendo ad esempio del cibo addosso e sputi per strada. Questa la principale ragione della decisione, da parte della famiglia, di trasferirsi in California.

Gli studi classici di pianoforte, il successivo avvicinamento alla chitarra da parte dei due fratelli, le influenze dei Cream e di Jimi Hendrix e le innovazioni che Eddie stesso portò al modo di suonare il suo strumento resero i Van Halen una band di successo assoluto, di ispirazione per migliaia e migliaia di musicisti dalla fine degli anni ‘70 ad oggi.

What a Long Great Trip It’s Been..

Un gran viaggio. è così che David Lee Roth, in modo sintetico ma di un’intensità profonda, dà il gran saluto sui social al compagno di avventure.
E in realtà è stato un viaggio anche per tutti coloro che in questi anni li hanno seguiti, hanno sognato con la loro musica e hanno visto insieme a loro le fiamme della rivoluzione hard rock ed heavy metal degli anni 70 e 80.

Grazie Eddie!